ARRIVA HALLOWEEN! TRICK OR TREAT?

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ARRIVA HALLOWEEN! TRICK OR TREAT?

DA “UNA CASALINGA AD HOLLYWWOD- DI STEFANIA BARZINI- GUIDO TOMMASI EDITORE

“Halloween, la notte delle streghe, e’ tra tutte le feste americane una delle mie favorite.   Si tratta  soprattutto di una festa per bambini che sta cominciando a prendere piede, con sdegno di alcuni, anche in Italia.  A me non sembra che ci sia da scandalizzarsi, accogliamo con passione qualsiasi cosa arrivi dagli Stati Uniti ( e di solito importiamo sempre il peggio),  non vedo percio’perche’ turbarsi se per una volta facciamo nostra un’abitudine allegra e divertente.

Come sempre accade in America, feste comprese, Halloween e’ anche un gigantesco affare economico.

Gli Americani sono maestri in pianificazione e marketing e cosi’ gia’ all’inizio di Ottobre i giornali offrono sconti stupefacenti su costumi e mascherine, i grandi magazzini vendono biancheria, articoli per la casa, oggetti, tutti rigorosamente arancioni e neri, il colore ufficiale della festa, i  supermercati straboccano di dolci, caramelle, cioccolatini e soprattutto zucche di ogni forma e grandezza, sugli schermi televisivi scivolano solo immagini di film horror, nelle strade di Santa Monica, una delle tante cittadine che compongono Los Angeles, sfila il piu’ colorato e oltraggioso corteo di gay mascherati e nelle case e nei locali alla moda si organizzano feste e cene a tema, tutte rigorosamente a base di zucca.

Un anno siamo stati invitati a una festa in maschera a casa di amici italiani che vivevano dall’altra parte della collina.  Erano anni che non ci accadeva e non sapevamo bene come vestirci, percio’ con poca fantasia, io comprai una lunga parrucca bicolore da Morticia (la signora Addams), mi vestii di stracci neri e mi truccai pesantemente, e Andrea si impiastriccio’ la faccia di gesso bianco, colorando di finto sangue gli angoli della bocca; una specie di fratello sfigato di Frankenstein.

Cosi’ addobbati ci preparavamo ad uscire, per la verita’ un po’ imbarazzati all’idea di guidare  conciati in quella maniera fino ad Hollywood.  Sulla porta di casa eravamo stati fermati da una telefonata dei nostri amici che chiedevano di portargli un po’ di vino.  Ora si da’ il caso che non avevamo bottiglie in casa e che avremmo dovuto percio’ fermarci ad un supermercato per acquistarne.

E’ pur vero che gli Americani sono rotti a tutto, che mi era capitato piu’ volte di recarmi al supermercato in pigiama e pantofole a tarda sera per comprare pane o sale e  nessuno ci aveva fatto il benche’ minimo caso, pero’ mi sembrava difficile passare inosservata cosi’ mascherata da un’attempata Morticia.  Al parcheggio avevamo discusso un po’su chi sarebbe dovuto scendere poi, in osservanza della par condicio, avevamo deciso di andare insieme.  Eravamo entrati nel supermarket guardando fisso davanti a noi, dirigendoci decisi verso il reparto vini.  Il peggio, lo sapevamo, sarebbe stata la fila alla cassa.

Aspettavamo il nostro turno ad occhi bassi, quando  Andrea mi diede una gomitata sul fianco: “ Guarda”- bisbiglio’ divertito.

Intorno a noi il supermercato brulicava di adulti mascherati, al mio fianco, in paziente attesa, un attempato signore pelato sudava vistosamente nel suo vestitino da ape gigante, striscie fosforescenti gialle e nere e uno spropositato pungiglione rosso sul naso, la sua signora, un barattolo da cento chili, si lisciava distrattamente il costume da margherita obesa.   Di tanto in tanto lui le accarezzava affettuosamente la corolla.  “Happy Halloween! Have fun tonight, divertitevi stasera”-ci disse la cassiera consegnandoci lo scontrino.

In momenti cosi’ ero felice di vivere in America!

Cene e feste mascherate a parte, a godere del giorno di Halloween erano soprattutto i bambini che, con passione  assoluta ed entusiasmo indefesso, si dedicavano, anno dopo anno, al giochino del “Trick or Treat”-Scherzetto o dolcetto.

Nel nostro quartiere erano poche le strade dove i bambini potessero girare tranquillamente, bussando alle porte senza il timore che qualche adulto infastidito dallo schiamazzo invece di elargire dolcetti si mettesse a sparare all’impazzata.   Tra le poche, le migliori erano sicuramente Langdon Avenue e le strade adiacenti.  I residenti lo sapevano e ce la mettevano tutta per trasformare la via in un parco giochi all’aperto.  La casa di Chris e Leslie, prima del divorzio, diventava addirittura un antro delle streghe, con tanto di botole, cadaveri sanguinolenti e apparizioni misteriose talmente credibili che persino gli adulti ne uscivano un po’ impressionati.  Il mio dirimpettaio invece organizzava una specie di spettacolo “suoni e luci”, con altoparlanti che emettevano risate terrificanti e un grande schermo all’aperto su cui si agitavano spettri evanescenti.

Io, piu’ modestamente, attaccavo dei fantasmini ai rami degli alberi e riempivo di zucche il giardino.  Quella pero’ che curavo con particolare attenzione era la parte gastronomica.  Nei giorni precedenti al grande evento davo la caccia a tutti i discount della zona alla ricerca di dolcetti colorati, poi mi chiudevo a casa dove preparavo grandi infornate di biscotti.  Infine il giorno stesso riempivo un grande sacco di leccornie, lo posizionavo davanti alla porta di ingresso e poi sprofondavo in poltrona a scaricare adrenalina guardando film dell’orrore.  Verso le quattro del pomeriggio iniziava la sarrabanda.

.  Credo che tra le famiglie  della Valle si fosse sparsa la voce e, a giudicare dal numero di creature che si abbattevano sulle nostre case come cavallette, organizzassero dei pulman comitiva con un’unica destinazione: Langdon Avenue.  La massima affluenza si raggiungeva tra le sei e le sette quando il campanello squillava senza sosta e io affondavo le mani nel sacco dei dolci e li rovesciavo nelle borse e nelle tasche dei bambini.  Alle otto caramelle e dolciumi erano finiti e io non sapevo piu’ cosa inventare per placare i ritardatari.

Nel corso degli anni ho visto bambini con ogni tipo di costume: il piu’ comune, visto che le famiglie erano tutte centro o sudamericane, era quello da Zorro, ma c’erano anche personaggi dei fumetti, eroi televisivi, animali, fiori, indiani, cow boys, streghe e principesse, i piu’ fantasiosi si vestivano da hamburger o da ketchup.

La maschera migliore pero’ fu quella che busso’ alla mia porta durante uno dei miei ultimi Halloween americani.   In piedi, nel debole chiarore del faretto d’ingresso, si stagliava un gigantesco coniglio rosa shocking, lunghe orecchie appuntite, un enorme batuffolo d’ovatta al posto del naso, che trascinava dietro di se’ due bambine vestite da uova: “ Salve -disse il coniglione senza l’ombra di un sorriso- Sono Leslie –(la mia padrona di casa, e se non l’avesse specificato non l’avrei certo riconosciuta), poi aggiunse con aria imperiosa- Trick or Treat?”.

Naturalmente le consegnai tutta la scorta di dolcetti”.

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