ANCORA CON NOI- SANDY 4-

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ANCORA CON NOI- SANDY 4-

Los Angeles, Ottobre 15, 1987

 

Sono triste, e anche un po’ disperata.  Forse perché da due giorni il Sant’Ana soffia come un sifone.  Non lo reggo questo vento.  Mi fa diventare nervosa, non riesco a dormire.  Si infila ovunque, pure nella mia testa.  A casa sono isterici.  Si sono svegliati storti.  Mio padre ha iniziato ad urlare alle otto di mattina:

–       Millicent…-e quando la chiama così vuol dire che è incavolato di brutto-  Miiillicent dove hai messo i miei calzini a righe?  Non riesco a trovarli e sono già in ritardo di un quarto d’ora, ho appuntamento con Mrs. Jones per i suoi maledetti infissi e quella poi chi la sente!-

Mia madre gli ha risposto dalla cucina con una voce così afflitta che sembrava che piangesse:

–       Tesoro guarda nel primo cassetto a destra, dovrebbero essere lì.  Oppure nel secondo in basso a sinistra, o anche nell’armadio delle giacche, ma forse sono nel guardaroba con i panni da stirare…-

E’ andata avanti così per dieci minuti.  Il Sant’Ana le aveva lessato il cervello e ho pensato:

–       Adesso papà l’ammazza e noi andiamo a finire sui giornali, poi toccherà a me cucinare ma questo non è un gran male…-

Comunque non capita solo a noi.  Di agitarci per il vento, dico.  Basta girare per la città e uno se ne accorge.  Intanto c’è una luce violenta, così forte che ti cancella. E il rumore continuo che fanno le palme. Sfishhh sfishhh sfishhhh dicono, e si sbracciano come possedute dal demonio. La gente in macchina è isterica, urla, si attacca al clacson, ti rincorre mostrandoti il dito. Cercano rogna, come squali affamati pronti a mordere il primo pesce che capiti a tiro.  Il Sant’Ana non è un vento, è una malattia, un virus cattivo che si diffonde e contagia tutti e il solo modo per sentirsi meglio è mordere chi ti sta vicino.  Così quella cretina di Bettie Norman oggi ha morso me.  Ero in ritardo e mi sono messa a correre giù per il corridoio. E’ sbucata all’improvviso da dietro l’angolo e le sono finita addosso.

–       Scusa- le ho detto-raccogliendo i libri che erano finiti in terra-  la lezione è già iniziata e io…-

–       E tu cosa mangiacacca?  Sentiamo un po’ che porcheria hai portato oggi?-

–       Lascia stare Bettie Norman, oggi non ho tempo di dar retta alle tue idiozie…-

Stavo per andarmene ma non avevo fatto i conti con il Sant’Ana.  Bettie non mollava l’osso.

–       Corri, vai pure, che tanto lo sanno tutti che sei una povera pazza. L’altro giorno ho sentito mia mamma che parlava al telefono con la tua.  Beh è disperata perfino lei, pensa!  Dice che non sei normale, che hai una malattia.  Il problema è che ancora non hanno capito quale!  Perché cammini in quel modo strano eh?  Te lo dico io perché. Sei malata, mangiacacca!-

Ha fatto un’ultima smorfia e si è infilata in classe, lasciandomi lì immobile come Biancaneve dopo che ha morso la mela. In effetti io cammino strana.  Non ne ho mai parlato perché me ne vergogno ed è un altro dei motivi per cui la gente mi prende in giro.  A me non piace essere presa in giro.  Okey, parliamone. Cammino sulle punte.  Sempre un po’ protesa in avanti.  Sempre un po’ staccata da terra. Ma fino ad oggi non ho mai pensato di essere malata.  Insomma tra il vento e Bettie l’idiota sono tornata a casa che il mio umore faceva schifo.  Mi sono rinchiusa in camera e ho guardato sull’enciclopedia.  Ci ho trovato un sacco di roba.  Diciamo che potrei essere malata, ma non lo sono affatto.  Punto.  In effetti c’è una sindrome che fa camminare sulle punte, ed è abbastanza grave, ma chi ce l’ha cade spesso e gli si storcono i piedi e a volte anche le mani.  E a me questo non succede.  E ce ne è anche un’altra che potrei  avere e che invece non ho. Non è che c’ho capito molto ma chi ce l’ha è un fissato, magari sa tutto sugli inni nazionali o invece fa modellini di costruzioni con i fiammiferi.  Io è vero questa fissa sulla cucina ce l’ho.  I “piccoli professori”, li chiamano così i bambini che hanno ‘sta malattia, perché sono dei piccoli geni e sanno davvero ogni cosa.  Ma anche questo non è il mio caso.  Io mi ci ritrovo di più nelle cose che mi ha detto zia Marion, una volta che sono andata a piangere da lei perché gli altri bambini mi sfottevano.

–    Non dargli retta Sarah!- mi aveva consolato lei. – E’ solo invidia.  Perché tu sei una bimba alata!     Una che vorrebbe sempre volarsene in cielo e siccome loro sono solo buoni a starsene legati a terra ti invidiano perché vorrebbero sfringuellare via come fai te!-

Questa cosa mi piace perché un po’ è vero che non mi diverto molto a starmene qui come gli altri.  Per esempio quando cucino volo via e il mondo dove vado è molto ma molto più divertente di questo qui. Dopo aver letto quella roba  lì sono andata da mia madre e le ho detto:

–       Mamma perché te ne vai in giro a dire che sono malata?  Alla madre di Bettie la scema poi, che lo va a ridire a tutti!  Io non sono matta capito?  E se lo pensavi sul serio perché allora non sei venuta a dirlo a me?-

–       Matta?- ha risposto mamma con la sua aria smemorata- Chi è matto? Perché pensi di essere matta?  Chi è che ha parlato di matti…-

Non c’è stato verso di avere una risposta sensata.  E meno male che sono io la pazza!

Menu del giorno:

A pranzo

Ho fatto una frittata con la pasta avanzata e l’ho messa in un panino. A scuola mi hanno riso in faccia .  Tranne Kathy che ha fatto a metà con me.

A cena

Niente. Solo uno yogurth.  Tra il Sant’Ana e la storia dei pazzi mi è andata via la fame.  Così me ne sono andata a letto.  E domani è un altro giorno e si vedrà.

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