PANI RAFFERMI E NOCI MOSCATE

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PANI RAFFERMI E NOCI MOSCATE

PANE RAFFERMO

 Una volta nel nostro Paese si faceva attenzione a non sprecare neanche una briciola di pane, adesso se ne gettiamo ogni anno circa 15.000 tonnellate, 400 quintali al giorno nella sola Milano. Ed è un peccato perché sono tanti i piatti che possiamo preparare con il pane vecchio: i polpettoni, i canederli, la ribollita, il pancotto, solo per citarne alcuni. Il pane durante “l’invecchiamento” subisce una serie di trasformazioni fisico-chimiche che lo rendono più digeribile; il raffermamento è più lento nei pani ottenuti con lievito madre (pasta acida) rispetto a quelli preparati con lievito di birra.

Io preferisco quello casereccio, integrale e lievitato con pasta acida, ricco di fibre.

LA NOCE MOSCATA

“…Chiunque l’abbia assaggiata, per lungo tempo non desidera altre spezie, esattamente come chiunque abbia fatto l’amore con una donna cinese per lungo tempo non desidera più farlo con altre donne”. Così Curnonsky, famoso gourmet francese, raccontava la noce moscata.

Ci fu, in effetti, un periodo, tra la fine del diciassettesimo secolo e l’inizio del diciottesimo, in cui il mondo cosiddetto “civilizzato” fu colto da travolgente passione per la noce moscata. In molti sostenevano che la spezia fosse una meravigliosa droga e la gente la portava con sé ovunque, anche attorno al collo o in tasca. In effetti la spezia è anche chiamata l’Lsd dei poveri, perché se ingerita in grandi quantitàha effetti  allucinogeni e i primi ad accorgersene furono proprio i prigionieri impiegati appunto nel suo trasporto dai mercati oltreoceano. La noce moscata si usava poi per preparare un condimento-medicamento diffusissimo: l’aceto dei sette ladri, nel quale si facevano macerare spezie e aromi e che serviva, oltre che come condimento, anche per preparare impacchi o a dare sollievo agli svenuti, ai quali si bagnavano le tempie con la miscela e si dava da annusare la bottiglia.

 

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