TUTTI A SCUOLA CON FOLLE CASSERUOLA!

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TUTTI A SCUOLA CON FOLLE CASSERUOLA!

Sono piccole, grandi storie quelle che voglio raccontarvi, storie di 11 delegati della rete delle Comunità del cibo di Terra Madre.  Storie raccontate dagli stessi protagonisti.  Oggi cominciamo con le prime due:
Gerônimo Villas-Bôas, ecologo e coordinatore della rete Slow Food dei mieli di api native, Brasile

Buona sera Terra Madre, uomini e donne, vecchi e giovani, e bambini che vi trovate qui con i vostri genitori. Mi chiamo Jerônimo, sono brasiliano e sono un apicoltore. In Brasile, se si chiede quali sono le prime cose che vengono in mente quando si parla di api, la risposta è sempre la stessa: “miele” e “pungiglione”. Il pensiero, infatti, va subito all’Apis mellifera, la specie responsabile della produzione di un milione e duecentomila tonnellate di miele in tutto il mondo. Vale la pena ricordare che l’ape mellifera non è originaria del Brasile, ma è il risultato di due varietà che qui sono state introdotte e si sono incrociate dando vita a un “superorganismo” che si è adattato ai diversi climi, e che a una velocità impressionante si è diffuso in tutto il continente americano. Il miele che le famiglie brasiliane consumano oggi è quindi il prodotto di questo insetto straniero. Quel che molti non sanno, invece, è che, molto prima dell’arrivo dei colonizzatori europei, diverse specie di api native, anch’esse produttrici di miele, erano già sfruttate dalle popolazioni indigene dell’America Latina. Si tratta di api senza pungiglione.
Il miele di queste api native, più liquido e acidulo, è prodotto in piccolissima scala e ha un ruolo fondamentale per l’identità culturale di molte comunità tradizionali. Ma, trattandosi di una produzione artigianale, realizzata con tecnologie locali, è ritenuto marginale. In Brasile è disciplinato e riconosciuto solo il commercio del miele di api straniere. Il miele delle api native infatti è proibito. Dal 2008 Slow Food si batte in Brasile per disciplinare e valorizzare i prodotti delle api native senza pungiglione. In questa edizione di Terra Madre uniamo la nostra voce a quella degli apicoltori messicani, colombiani e argentini che si scontrano con lo stesso problema. In questa comunità senza eguali di apicoltori, noi portiamo avanti il nostro lavoro. Un lavoro paragonabile a quello delle api: forte, tenace, le cui aspettative sono dolci come il miele.

Ivo Kara Pesic, convivium leader di Slow Food Dubrovnik e organizzatore dell’ultima edizione di Terra Madre Balcan, Croazia

Mi chiamo Ivo Kara Pesic e vengo da Dubrovnik, in Croazia. È un grande onore salutarvi a nome dell’intera rete di Terra Madre Balcani, che si è radunata a giugno di quest’anno proprio a Dubrovnik, per discutere temi cruciali per la sopravvivenza dei piccoli produttori e pescatori tradizionali dei nostri paesi. Per noi organizzatori, l’evento ha rappresentato una grande sfida. Ma, se non ci piacessero le sfide, non faremmo parte della grande famiglia di Slow Food.
Organizzare Terra Madre Balcani in Croazia a meno di un anno dall’adesione del nostro paese all’Unione Europea ha avuto una grande importanza proprio perché i nostri produttori si sono trovati in un contesto completamente nuovo, spesso impreparati. Le esperienze portate da paesi come Bulgaria o Romania sono state preziose. Le disastrose alluvioni che hanno colpito Croazia, Bosnia e Herzegovina e Serbia hanno cancellato i confini e unito la gente nella solidarietà, ma hanno anche mostrato quanto poco è stato fatto per affrontare gli effetti dei cambiamenti climatici. Alle nostre zone rurali, Slow Food offre un concreto modello di sviluppo che già adesso crea posti di lavoro senza compromettere le risorse delle comunità. Tutti insieme stiamo riscoprendo le ricchezze agroculturali e le potenzialità per un altro sviluppo basato su saperi che sono frutto della secolare presenza dell’uomo in questi territori. Attraverso la nostra rete abbiamo identificato più di 200 prodotti che sono stati imbarcati sull’Arca del Gusto in meno di due anni. Senza il nostro impegno questi prodotti sarebbero scomparsi, invece stanno diventando i motori dell’economia locale. Ma il nostro lavoro non si ferma qui! Nei prossimi anni ci impegneremo a cambiare le norme igieniche che regolano la produzione di prodotti trasformati, nell’Unione Europea e nei paesi in via d’adesione: una battaglia cruciale per la sopravvivenza di migliaia di meravigliosi prodotti tradizionali, che esprime una delle idee fondamentali del nostro movimento: la vita non si può trattare come materia inanimata. Cari coltivatori di diversità di tutto il mondo, oggi siamo qui proprio perché ci siamo ispirati a queste idee. Perciò continuate a ispirare e a essere ispirati!

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